Sui cereali speculazioni inaccettabili
I prezzi del frumento, ormai in caduta libera, preoccupano gli agricoltori di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara che avevano sperato in un mercato stabile per compensare i costi di produzione alle stelle del 2022 che anche quest’anno rimangono comunque elevati. Sulla scia delle quotazioni sicuramente interessanti, inoltre, sono aumentate in tutta la Regione le superfici investite a frumento sia duro che tenero, spinte dagli incentivi alla produzione previsti dalla nuova PAC.
Secondo Massimo Piva, vicepresidente dell’associazione: “La situazione della produzione e del mercato dei cereali è a dir poco allarmante perché, come spesso accade, è condizionata da dinamiche internazionali del tutto imprevedibili. Il conflitto ucraino – continua Piva – ha favorito i prezzi dei cereali durante la scorsa campagna perché mancava, sostanzialmente, il prodotto. Ma negli ultimi mesi la volontà di sostenere l’economia ucraina ha fatto affluire nel mercato europeo una grande quantità di grano dal prezzo concorrenziale che doveva solo “transitare” in Europa, perché destinato ai paesi africani, ma che di fatto è rimasto. Questa scelta – che sta portando stati come Polonia, Ungheria e Slovenia a bloccare le importazioni dall’Ucraina – congiuntamente ad altri fattori, ha fatto precipitare i prezzi dei cereali fino a 200 euro la tonnellata. Un esempio emblematico è quello del grano duro che a luglio 2022 veniva quotato dalla Borsa di Bologna a poco meno di 500 euro/ton e ora appena sopra i 300. Sicuramente – continua il vicepresidente Piva – occorre avere una linea comune a livello europeo sulle importazioni, ma a livello interno possiamo comunque cercare di proteggere il nostro mercato e i nostri cerealicoltori, innanzitutto prevedendo un prezzo concordato per il grano di qualità, come già accade per il pomodoro da industria. Penso ai grani di forza, i cosiddetti panificabili e naturalmente al grano duro, elemento essenziale della filiera della pasta che non può subire le oscillazioni di mercato dovute alla situazione politica internazionale o dipendere dalla borsa di Chicago. Non si tratta di “protezionismo” ma di tutelare i nostri agricoltori che si impegnano a commercializzare un grano di qualità e di un valore aggiunto che deve essere certamente riconosciuto in maniera chiara, per dare stabilità reddituale alle aziende agricole. Concludo con una provocazione: immaginiamo per un attimo che i produttori di cereali si comportino come i petrolieri che riducono la produzione per far aumentare il prezzo del petrolio. Se fossero così irresponsabili non sarebbe più possibile sfamare la popolazione mondiale. Credo basti questa immagine per capire che bisogna agire in fretta e con azioni concrete per valorizzare e salvaguardare la produzione cerealicola italiana.”