A Milano il 7 e 8 novembre un congresso europeo sul sorgo: l’Emilia Romagna coltiva i tre quarti della produzione nazionale
Il 7 e l’8 novembre 2018 Milano ospiterà il secondo Congresso europeo sul Sorgo, evento promosso dall’Organizzazione interprofessionale Sorghum ID (www.sorghum-id.com) nata per incentivare la produzione del sorgo nella Ue
L’appuntamento si terrà presso il Centro congressi dell’hotel Sheraton di Milano Malpensa e richiamerà la presenza di tutti gli attori della filiera.
Attualmente, in Italia, il sorgo viene coltivato su poco più di 40mila ettari e solo nel 2014, anno di svolta negativa del mais soprattutto in termini di superfici coltivate, aveva toccato i 51.500 ettari.
“Le peculiarità del sorgo – spiega Fabrizio Quaranta, ricercatore del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di Roma – la rendono una coltura estremamente versatile per i diversi tipi di produzione a cui può essere destinata. Negli anni Settanta, quando ho iniziato a occuparmene, i riscontri sperimentali deponevano per una considerevole diffusione produttiva a livello nazionale che nel tempo, però, ha invece registrato una discontinuità al punto che oggi i tre quarti del totale prodotto sono concentrati in Emilia Romagna, mentre in regioni come la Toscana, le Marche o il Molise dove era abbastanza diffuso, le superfici coltivate a sorgo sono sempre meno”.
Adatto a climi difficili, non avido di acqua ma soprattutto non esposto alla contaminazione da micotossine, il sorgo in Italia viene principalmente coltivato da granella e nel 2017 ha raggiunto una produzione totale di 241.514 ton. (40.901 ha) in sensibile calo rispetto all’anno precedente, quando il quantitativo era stato di 314.968 ton. (43.840 ha): -23,3% (fonte Istat). Più ottimistici, sempre secondo l’Istat, i dati provvisori del 2018 relativamente alle superfici coltivate che riportano un totale di 44.259 ha.
“Oggi che la presenza di tannini nel sorgo da granella è pressochè scomparsa – prosegue Quaranta – la diffidenza mostrata negli anni passati rispetto ad alcuni fattori nutrizionali non ha più motivo di esistere, ragion per cui sia nell’alimentazione umana che in quella animale il sorgo può costituire una componente importante, a iniziare dal settore avicolo dove la granella può essere utilizzata tal quale, senza dimenticare l’alimentazione dei bovini e dei suini. Non solo, grazie alla sua struttura genetica e alle radici molto profonde, questa pianta si presta molto alla biomassa, in special modo per la produzione di carta oltre che per alimentare gli impianti a biogas a cui si aggiunge la non meno secondaria produzione di zucchero, un settore ancora in gran parte inesplorato che, secondo gli studi condotti in questi anni, racchiude interessanti potenzialità”.
“In Italia la selezione genetica sul sorgo non è particolarmente attiva – afferma Aldo Dal Prà, ricercatore del Crpa (Centro ricerche produzioni animali) di Reggio Emilia – a differenza del mais che ha raggiunto il top del miglioramento genetico, nel sorgo si lavora principalmente sugli ibridi. Diverso il discorso in altri Paesi europei, come la Francia, dove invece la ricerca costante ha favorito un rinnovamento varietale della coltura molto importante”. A questo proposito va ricordato che dal 1990 a oggi l’aumento produttivo ottenuto dalla genetica ibrida europea precoce e medio-precoce è stato dell’1% e ha garantito una maggiore stabilità a totale vantaggio degli agricoltori.
Non solo. Il catalogo delle varietà europee di sorgo da granella e da foraggio disponibili sul mercato conta nella zona Ue oltre 300 varietà: il 95% sono ibridi e il 54% appartiene al rinnovamento varietale avviato nel 2011. Nei Paesi europei extraUe invece le varietà, sempre da granella e da foraggio, sono circa 300 e dal 2014, per le soluzioni ibride precoci che si sono dimostrate più performanti e adatte al clima continentale, sono oggetto di un forte rinnovamento.
Riguardo le rese produttive, quelle del sorgo rispetto al mais sono mediamente inferiori del 20-30%, ma “nelle prove effettuate in allevamenti di vacche da latte – sottolinea ancora Aldo Dal Prà – dove nella razione alimentare il sorgo ha sostituto il mais in percentuali comprese tra il 30 e il 50%, la produzione di latte non ha registrato particolari riduzioni. Va infine evidenziata la differenza dei costi di produzione che, secondo gli studi più recenti condotti in Italia, rispetto al mais registrano un risparmio a ettaro, per il sorgo, di una cifra mediamente compresa tra i 500 e gli 800 euro”.
“Con i cambiamenti climatici e le conseguenti difficoltà produttive che si sono manifestate in questi ultimi anni – conclude il suo ragionamento Fabrizio Quaranta – confidavamo che la superficie coltivata a sorgo nel nostro Paese potesse raggiungere i 100mila ha. Così purtroppo non è stato, ma le potenzialità di questa pianta lasciano aperti scenari comunque molto interessanti”.
Il programma del secondo Congresso europeo sul Sorgo che si terrà a Milano è scaricabile dal sito www.sorghum-id.com