Letame, il più prezioso dei concimi, celebrato con una festa ad hoc
SERRAMAZZONI (Modena) – Il letame se è maturo al punto giusto non puzza, ma ‘profuma’: sì, perché i cultori della sostanza organica per eccellenza riconoscono con l’olfatto la qualità di un concime il cui approvvigionamento diventa spesso complicato, specialmente nelle aree con scarsa vocazione zootecnica. Perciò attorno al letame si è creato un circuito virtuoso che lo vuole valorizzare, come nel caso del ‘Festival del Letame e della Solidarietà’ una iniziativa che si è svolta nel luglio scorso a Serramazzoni e promossa da Ecornaturasì, il Caseificio Santa Rita, con il contributo di Cia e del Consorzio del Parmigiano Reggiano.
L’evento, articolato, ha previsto un concorso per il ‘miglior letame’ a cui hanno partecipato 16 aziende agricole biologiche provenienti da Toscana, Piemonte, Marche, Repubblica di San Marino, Emilia Romagna. I campioni di letame sono stati valutati da una giuria di esperti che hanno analizzato gli aspetti visivi, olfattivi, tattili. Nell’ambito della manifestazione si è svolto un seminario dal titolo “Mani nella terra: l’autovalutazione della fertilità del suolo e l’agricoltura organica rigenerativa” che ha voluto far conoscere l’importanza della fertilità organica dei terreni agricoli attraverso metodologie di analisi di semplice attuazione, quello che in genere si indica come “prova della vanga”. Il convegno è stato promosso in collaborazione da “Humus, rete sociale per la bioagricultura italiana” e Deafal.
“Mantenere viva la cultura della concimazione letamica è un aspetto importante per la fertilità dei terreni – dice Manuel Quattrini – responsabile della Cia del Frignano – ed è per questo che occorre mantenere viva e diffondere questa antica, ma sempre attuale pratica”.