Cinghiali: troppi i danni, scatta la raccolta firme nei comuni dell’Appennino
BOLOGNA – “L’eccessiva presenza di cinghiali nell’Appennino non è solo un problema degli agricoltori, ma di tutti i cittadini che si trovano nelle aree montane, oltre ad interessare la viabilità nei territori di pianura a causa di una densità di fauna che spinge i selvatici a valle. Per questo, vogliamo sensibilizzare anche la cittadinanza con una raccolta firme nei principali comuni della Montagna della provincia di Bologna e Modena”.
Lo annuncia Marco Bergami, presidente di Cia Emilia Centro, nel sottolineare un momento già difficile a causa della pandemia e della situazione economica, dove i costi delle materie prime sono alle stelle e i prezzi in azienda dei prodotti agricoli sono irrisori.
“La densità di questi animali è troppo elevata – aggiunge Bergami – ed anche norme, leggi e regolamenti, ne prevedono una drastica riduzione, richiesta anche dai cittadini per migliorare la loro sicurezza. Inoltre, occorre limitare il rischio concreto della peste suina della quale i cinghiali sono un veicolo certo di infezione e propagazione. Purtroppo – prosegue Bergami –, assistiamo all’incapacità di gestire la loro presenza, di contenerne il numero, di limitarne i danni”.
Marco Bergami, presidente di Cia Emilia Centro, sottolinea il momento già difficile a causa della pandemia e della situazione economica
Gli agricoltori denunciano questa situazione non più tollerabile e chiedono ai cacciatori e agli Ambiti Territoriali di caccia un impegno più concreto e deciso per far cessare questa situazione.
“Anche a loro spetta di dimostrare di essere capaci di ridurre drasticamente il numero dei cinghiali e degli ungulati e di riportarlo ad una presenza tollerabile – conclude Bergami -, per il rispetto dell’ambiente e delle produzioni agricole”.
Riguardo al Decreto legge contenente misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina, Cia segnala lentezze burocratiche con un commissario straordinario che deve ancora essere nominato.
Inoltre, nella “Clausola di invarianza finanziaria”, lo Stato intende affrontare l’emergenza nazionale scaricandone tutto il peso sulle casse di Regioni e Comuni. Malgrado l’emergenza, poi, occorrono ben trenta giorni per la stesura dei piani regionali di intervento per l’eradicazione della Psa nei cinghiali e almeno altri venti per l’ottenimento del parere dell’Ispra e del Centro di referenza nazionale per la peste suina: tempi biblici”.