“Caso Prosciutto”, il Consorzio cerca di risolvere i problemi
Cristian Calestani
PARMA – “Consapevoli dell’importanza e della centralità del ruolo del Consorzio, stiamo affrontando con senso del dovere e di responsabilità tutte le vicende che ci riguardano”. Contiene questo messaggio la lettera che il presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma, Vittorio Capanna, ha inviato nei giorni scorsi ai soci per fare chiarezza a seguito delle ultime vicende che hanno riguardato il settore del prosciutto di Parma e di San Daniele.
“Non ci stiamo nascondendo – riporta la lettera -, non stiamo facendo finta di niente, ma stiamo lavorando seriamente, in silenzio, sia per risolvere le problematiche contingenti, quali quelle legate ai controlli e all’organismo di certificazione, sia per impostare, attraverso adeguati interventi sul nostro disciplinare produttivo, le basi di un cambiamento che porteranno il Prosciutto di Parma a essere un prodotto migliore sotto vari aspetti, ancora più ‘tipico’ e distinto dai concorrenti, nonché decisamente più prossimo alle esigenze e alle sensibilità dei nostri clienti moderni. Il nostro Consorzio ed il nostro prodotto stanno attraversando un momento di difficoltà. Siamo oggetto di critiche ed attacchi di vario genere ai quali abbiamo deciso di non controbattere pubblicamente, non perché non abbiamo nulla da dire, ma perché risponderemo con i fatti, con le scelte che abbiamo già preso e che prenderemo”.
Il momento di difficoltà, dunque, è oggettivo. La stampa di settore – a partire da Il fatto alimentare – e generalista, nelle ultime settimane, hanno parlato di milioni di cosce “irregolari” tra San Daniele e Parma poiché, nel caso del Parma, non rispondenti ai dettami del disciplinare visto il ricorso all’allevamento di suini duroc danesi, non ammessi. E ci sono state anche sospensioni e dimissioni all’Istituto Parma Qualità, il soggetto competente per il controllo dell’iter di certificazione ai fini del riconoscimento della Denominazione di origine protetta.
Diversi anche gli interventi politici. Tra questi, quello dell’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli: “Pur non potendo intervenire direttamente né sulla vigilanza dell’organismo di controllo, né sull’attività di controllo vera e propria, l’Emilia Romagna si è già attivata per avere risposte certe su quanto sta emergendo. Il prosciutto rappresenta una filiera importante per il sistema agroalimentare emiliano romagnolo. Per questo, vista la persistente mancanza di comunicazioni, abbiamo indirizzato due lettere al ministero delle Politiche agricole e all’Istituto Parma Qualità perché ci diano risposte concrete e dettagliate e si attivino subito. La posta in gioco è così alta che occorre arginare il danno il più in fretta possibile, anche perché il sistema della Dop deve essere credibile in ogni passaggio. Si accertino eventuali irregolarità e si eviti di coinvolgere indiscriminatamente tutti gli operatori ed un marchio storico. In un clima di incertezza non può essere messa in dubbio la qualità di un prodotto che nobilita da sempre la nostra terra”.