Assemblea Cia di Piacenza, Francia: meno ambientalismo per una transizione ecologica equilibrata
Gariga di Podenzano (Piacenza) – “Serve equilibrare l’eccessivo ambientalismo nella nuova Pac, con una transizione ecologica che possa avvalersi sempre più delle nuove tecnologie 4.0 e della digitalizzazione; siamo certo d’accordo per un uso sempre più controllato dei fitofarmaci, ma prima devono esserci le alternative per quelli oggi messi in discussione, facendo tesoro rapidamente dei risultati della ricerca genomica e di nuove varietà più resilienti ai cambiamenti climatici sempre più estremi che dobbiamo affrontare.
È per questo che servono più risorse per la gestione del rischio; per questo dobbiamo poter contare su ulteriori contributi, un accesso al credito più semplificato, con una burocrazia meno vessatoria che sottrae tempo prezioso agli imprenditori agricoli. La nostra Regione è già tra le più virtuose nella tutela ambientale grazie ai Disciplinari di produzione integrata e con i Consorzi di bonifica per la difesa del suolo e per l’utilizzo delle risorse idriche. Ma, per poter ipotecare il nostro futuro ed il nostro lavoro, abbiamo bisogno di certezze normative e di politiche che tutelino l’imprenditoria; sono esigenze che portiamo avanti in tutte le sedi istituzionali e che trasmettiamo ai nostri soci grazie alle assemblee che Cia svolge in tutto il territorio regionale, come appunto a Piacenza”.
Queste in sintesi le conclusioni del presidente regionale della Cia, Stefano Francia intervenuto all’assemblea della Cia di Piacenza che si è svolta presso “la Faggiola” a Gariga di Podenzano, un incontro coordinato dal presidente provinciale, Fabio Girometta e che ha visto l’intervento di rappresentanti del settore con propri contributi di attualità economico- sindacale come Stefano Cavanna, direttore di Condifesa Piacenza: “I cambiamenti climatici ci sono e bisogna adattarsi, dotandosi di strumenti di difesa duttili ed innovativi, con Condifesa chiamato ad un ruolo di mediazione tra imprenditori agricoli e compagnie di assicurazione”.
Qualche dato: il valore assicurato per il 2023 è stato di 357 milioni di euro (+18%), pagato premi per oltre 15 milioni, 26.000 ettari assicurati con 18 compagnie assicurative.
Cavanna ha ricordato l’evento calamitoso del 25 luglio per il pomodoro che ha assorbito quasi tutti i danni per il settore ed ha ricordato che tutti gli strumenti assicurativi sono utili, anche un loro mix. Ha auspicato maggiore sensibilità da parte della viticoltura piacentina perché oggi c’è solo il 30% della superficie che è assicurata e ha ricordato poi i nuovi strumenti dalle polizze agevolate: Index, fondi mutualistici, fondi IST per la stabilizzazione del reddito, “il salvadanaio degli agricoltori”, utili a tutta la filiera. “Il Condifesa con i propri uffici è costantemente al fianco degli imprenditori agricoli per la difesa del loro reddito”.
Michela Cani di Cia Piacenza ha trattato dei nuovi bandi Psr e Pnnr, con particolare riferimento ai convenienti “primo insediamento” per giovani agricoltori, anche per l’acquisto di terreni, soprattutto in montagna, e con i bandi Inail. Ha ribadito l’importanza del mantenimento dei piani colturali di fronte ai controlli, ha sottolineato la complessità burocratica delle pratiche, con gli uffici Cia sempre a disposizione per ogni necessità.
“Un sostegno che anche Emilbanca – ha puntualizzato Andrea Caleffi, referente agro-alimentare -, garantisce a tutte le filiere perché è il modo migliore per sostenere ed aiutare le imprese”. Caleffi ha ribadito che oggi ci sono 95 filiali in regione, di cui 9 a Piacenza e provincia, una cooperativa di credito che vuole essere la banca dei territori ed operare in base alle tipologie delle aziende. Ha ricordato il bando “de minimis”, le iniziative Ismea a sostegno dei costi per le materie prime, le iniziative per favorire l’accesso al credito, il pegno rotativo per i formaggi, per concedere liquidità alle cooperative, le anticipazioni sui conferimenti per gestire il corrente, ricordando che “per ogni iniziativa c’è la formula giusta”.
“Abbiamo provato di tutto – ha detto Giampaolo Maloberti consigliere provinciale – per arginare subito la Psa, anche quando non si era riscontrato il primo caso, ma la Regione ha bloccato a priori “la braccata”, l’unica forma di caccia veramente efficace per gli abbattimenti che dovrebbero essere di almeno 8.000 cinghiali per ridurne la proporzione di “salvaguardia” di 2 per km 2 e non gli attuali 14.
“Bisogna – ha ribadito ancora una volta – cambiare le regole d’ingaggio, ma manca la volontà politica (Regione e Provincia) di arrivare ad una soluzione, con mille pastoie burocratiche, con i cacciatori che devono diventare “bioregolatori” e con cani certificati Enci”.