Alberto Notari è il nuovo presidente di Cia Emilia Centro
BOLOGNA – Alberto Notari, 41 anni, è in nuovo presidente di Cia Emilia Centro, organizzazione agricola nata nel 2019 dalla fusione delle Confederazioni di Modena e Bologna. Lo ha eletto l’Assemblea confederale il 14 marzo e succede a Marco Bergami che ha concluso il proprio mandato iniziato nel 2013.
Notari conduce un’azienda viticola specializzata nella coltivazione di lambrusco e ricopriva già la carica di vice presidente della Confederazione. Cia Emilia Centro associa oltre ottomila imprese agricole ed è presente sui territori delle due province: complessivamente dispone di sessanta sedi e uffici periferici dove lavorano 120 addetti.
“Alle incertezze del contesto molto difficile per le campagne e preoccupante per i venti di guerra che attraversano l’Europa – ha detto Bergami nel suo intervento di commiato – dobbiamo aggiungere una serie di sfide di portata globale, a partire dal cambiamento climatico i cui effetti determinano fattori di ulteriore instabilità, ulteriori rischi per il nostro settore con i conseguenti pesanti danni determinati dai sempre più frequenti eventi estremi come gelate, eccessi di pioggia che si alternano a lunghi periodi siccitosi. La crisi Ucraina sta facendo il resto e sono evidenti i rincari insopportabili che pesano sul mondo produttivo, non ultimo quello agricolo. In queste condizioni noi dobbiamo quotidianamente misurarci, adattare il nostro modo di produrre, misurare i nostri investimenti utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione, spesso non adeguati. Il modello produttivo del futuro dovrà quindi essere efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile e competitivo”.
In proposito Cia ha inviato una richiesta alle Istituzioni nazionali ed europee in cui si chiedono misure di breve e medio periodo per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom delle materie prime, partendo dall’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e dagli incentivi alla semina di mais, fino ad arrivare alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal.
Riguardo la Nuova Politica Comune, Bergami ritiene che dovrà essere aggiornata e adeguata al nuovo scenario politico e economico che si determinerà inevitabilmente a seguito dei tragici eventi ucraini.
“Per gli anni a venire, il futuro delle forze di rappresentanza sociale si giocherà sulla capacità di saper mettere in campo politiche di permanenza sul territorio – ha aggiunto – nelle aree rurali, nei piccoli borghi, nelle zone montane e, più in generale, nelle periferie del Paese dove l’agricoltura ha rappresentato, e spesso continua a rappresentare, il principale freno rispetto la crescita dei fenomeni di abbandono dei territori e di depauperamento ambientale e paesaggistico”.
Tra le strategie e politiche di permanenza sul territorio devono rientrare anche tutte quelle proposte e soluzioni tese ad attuare sui territori nuovi e più incisivi modelli di gestione della fauna selvatica i cui danni hanno assunto una dimensione insostenibile. “Chiediamo con forza – ha concluso Bergami – la modifica della Legge 157/92 sulla caccia per dare un segnale alle nostre imprese agricole”.
Il neo presidente Notari ricorda che Il ruolo dell’agricoltura è diventato sempre più importante, “ma questo valore aggiunto, purtroppo – ha detto -, non ha prodotto un consolidamento reddituale proporzionale all’investimento profuso.
Poi, non posso tralasciare un problema atavico che prende il nome di burocrazia, quella asfissiante, quella becera e ripetitiva che soffoca le imprese nella carta. Non la si può eliminare, ma lo sforzo che debbono fare le istituzioni, sotto la nostra spinta, è quella di limitarla per non affogare l’imprenditoria agricola. Anche il carico fiscale pesa – ha proseguito – e dovremo ottenere una tassazione sostenibile per le aziende agricole e soprattutto omogeneo sul territorio metropolitano”.
Riguardo la riforma della Pac, Notari punta il dito ad una Politica agricola “fin troppo sbilanciata verso la conservazione dell’ambiente e meno attenta ai bisogni delle imprese. Una Politica che va rivista e adatta agli attuali venti di guerra, ripensando alle peculiarità produttive dell’Europa: anche perchè – ha concluso il neo presidente – siamo noi agricoltori i primi a voler un ambiente pulito e ben conservato”. Ha partecipato ai lavori assembleari l’eurodeputato Paolo De castro che, entrando nel merito della nuova Politica agricola, ha fatto un quadro della situazione alla luce dei recenti eventi bellici in Ucraina che potrebbero mutare condizionare le scelte di Bruxelles.
Sono intervenuti, tra gli altri, Miriana Onofri di Donne in Campo, Claudio Biondi, presidente del Consorzio tutela del Lambrusco e Daniele Ara, assessore con delega all’agricoltura del Comune di Bologna.