5/5/2016 – «Basta burocrazia, non facciamoci spennare come polli»

Un migliaio di coltivatori e allevatori da tutto il Centro Nord in piazza a Bologna in difesa dell’agricoltura e del made in Italy promossa da Cia, Confagricoltura e Copagri
L’Assessore Caselli al corteo: «Metteremo a disposizione la nostra esperienza per accelerare l’applicazione del piano Mipaaf “Agricoltura 2.0” e per la riforma di Agea»
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, “assicura che porterà all’attenzione della Conferenza stessa i temi indicati dalle associazioni: la riforma di Agea, la semplificazione e l’efficace applicazione del programma “Agricoltura 2.0” che include una serie di strumenti innovativi per l’applicazione burocratica
«Siamo stanchi di farci spennare come polli» gridano gli agricoltori indossando le vesti dei maltrattati pennuti. È iniziata così la manifestazione in difesa dell’agricoltura stamani a Bologna, promossa da Cia, Confagricoltura e Copagri. Quasi un migliaio di imprenditori da tutto il Centro Nord si sono riversati, fin dalle prime ore del mattino, nel piazzale antistante l’entrata della Fiera.
L’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, Simona Caselli, insieme ai manifestanti. «Le richieste del mondo agricolo – ha detto oggi al corteo – sono in buona parte condivisibili. Esiste un reale problema di semplificazione in un settore che è per sua natura molto complesso, sia perché sottoposto a molteplici disposizioni locali, nazionali e comunitarie, sia perché incrocia diverse aree, tra cui quella ambientale e quella sanitaria. La Regione Emilia-Romagna ha già avviato diverse buone partiche, oltre ad essere stata la prima a far partire il Ruc-Registro unico dei controlli. Metteremo a disposizione la nostra esperienza per accelerare l’applicazione del piano Mipaaf “Agricoltura 2.0” e per la riforma di Agea-Agenzia per le erogazioni in agricoltura».
Tra i partecipanti anche l’on. Paolo De Castro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue che ha sottolineato il suo impegno per ridurre il peso burocratico oltre ai vicepresidenti-nazionali di Cia, Antonio Dosi, e di Confagricoltura, Ezio Veggia e di Copagri, Roberto Cavaliere, con il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Gianni Tosi.
Dal 2000 ad oggi hanno chiuso in Italia oltre 310 mila imprese del settore primario: un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi “in campo”: i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica.
Per tutti questi motivi, Cia, Confagricoltura e Copagri sono scese in piazza. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, la politica e le istituzioni a cui è stato consegnato un “documento-piattaforma” di proposte chiare e concrete a sostegno del settore. Per le organizzazioni agricole, occorre innanzitutto modificare la Pac nella riforma di medio periodo e ripensare radicalmente al suo futuro: accrescere i pagamenti accoppiati ai settori in crisi, ripensare il greening, semplificare radicalmente gli strumenti di gestione del rischio, anche a tutela del crollo dei prezzi. Poi, bisogna favorire un’economia contrattuale più equa e trasparente, anche sviluppando gli organismi interprofessionali, perché la filiera torni a essere un luogo di creazione di valore, distribuito equamente tra tutte le sue componenti. In più, è necessario lanciare immediatamente le azioni del Psr, ma anche i vari interventi nazionali discussi da tempo, come le varie misure del piano latte o di quello olivicolo. E’ altresì importante condurre una completa valutazione di impatto sugli effetti delle concessioni su alcuni mercati e applicare idonee misure di salvaguardia nonché il principio di reciprocità negli scambi commerciali con i Paesi terzi. Questo anche per evitare di importare materiali di propagazione infetti e soprattutto per bloccare l’import di alimenti prodotti con fitofarmaci vietati in Italia e in Europa.
Quanto al rapporto con la Pubblica amministrazione, bisogna riavviare il dibattito e rilanciare il progetto del Ministero dell’Agroalimentare, che unisca le competenze delle Politiche agricole e delle Politiche industriali dell’agro-food, e affrettare l’approvazione del “Collegato agricolo” con i necessari provvedimenti sulla semplificazione burocratica. Inoltre è necessario riformare radicalmente il sistema Agea e degli altri Enti Pagatori, superando i ritardi inaccettabili nei pagamenti degli anni scorsi e la totale incertezza sui valori e sui tempi di quelli futuri. Infine, occorre emanare al più presto una legislazione e una programmazione a difesa del suolo per ridurre il suo consumo e assicurare stabilità idrogeologica, salvaguardando e valorizzando il ruolo delle imprese agricole.
Sotto accusa, quindi, Pac e burocrazia opprimente. «L’implementazione delle nuove politiche agricole europee e le maggiori integrazioni con le strutture di gestione nazionali, in primis l’Agea – incalzano i leader nazionali di Cia, Confagricoltura e Copagri dal palco del capoluogo emiliano – rischiano pesanti ripercussioni sulla tempestiva erogazione dei premi Pac e ritardi nell’attuazione delle misure dei nuovi Prsr-Piani regionali di sviluppo rurale, non consentendo di individuare le responsabilità e le irregolarità procedurali e soprattutto col rischio che esse vengano addebitate alle Regioni».
“Si richiede pertanto un’azione urgente tesa a recuperare la necessaria efficienza operativa di Agea”, come riportato nella lettera inviata ieri al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, Stefano Bonaccini. «Nei Prsr – si legge nel documento – la Unione europea ha imposto lo ‘Standard Output’ (il criterio economico di base per classificare le imprese agricole nelle domande da presentare per i Piani di sviluppo) come elemento di verifica dell’ammissibilità e della quantificazione delle spese ammissibili. Assistiamo a livello nazionale ad una situazione caotica che va urgentemente omogeneizzata completando le colture mancanti e definendo le interpretazioni relative alle colture con più destinazioni; inoltre si auspica una reale semplificazione delle procedure burocratiche a partire dalla figura dell’agricoltore attivo, esempio di definizione convulsa e caotica con conseguenti difficoltà di accesso regionale alle informazioni fiscali. Ciò richiede un sistema di certificazione nazionale puntuale, ineccepibile, inequivocabile ed idoneo a supportare le attività istruttorie del territorio. E ancora l’impegno del Governo per la tutela del Made in Italy deve essere incentrato al superamento delle limitazioni imposte dalle barriere doganali e sanitarie. Da ultimo si richiama l’attenzione sulle criticità nell’attuazione di Piani nazionali di sviluppo rurale che non generano valore aggiunto bensì aggravi burocratici e danni economici».
Sotto accusa anche l’embargo russo che macina perdite milionarie ogni giorno, si innesca anche in una fase dove i prezzi all’origine delle produzioni agricole nazionali stanno registrando i minimi storici. Alcuni esempi. Mele: 60 centesimi al chilo all’origine; 2 euro al consumo (rincaro +333%); pere, 88 centesimi all’origine e 2 euro e 20 al consumo (rincaro + 250%); kiwi 75 centesimi all’origine (-25% in un anno) e 2 euro e 50 al consumo (rincaro + 333%).
«Ci attendiamo quindi – osservano in chiusura Cia, Confagricoltura e Copagri – un maggior ascolto da parte dello Stato delle esigenze e delle peculiarità territoriali: dove tutto ciò manca, a soffrire è l’efficacia del sistema. Senza politiche d’intervento urgenti e misure efficaci e puntuali, si profilano situazioni fallimentari per le aziende agricole. Da qui le ferme richieste delle organizzazioni agricole alle Istituzioni di agire con rapidità e dare seguito a quegli interventi annunciati e non realizzati».
Intanto, nella giornata di ieri, il Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e l’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Simona Caselli, hanno incontrato i vertici regionali di Confagricoltura, Cia e Copagri.
Il Presidente Bonaccini ha assicurato che porterà all’attenzione della Conferenza i temi indicati dalle associazioni: la riforma dell’Agenzia delle Erogazioni in Agricoltura (Agea), la semplificazione e l’efficace applicazione del programma Mipaaf “Agricoltura 2.0” che include una serie di strumenti innovativi per l’applicazione burocratica.
I numeri della crisi: il peso della burocrazia e la voragine ‘prezzi all’origine’
Ogni azienda è costretta a produrre ogni anno 4 chilometri di materiale cartaceo per rispondere agli obblighi burocratici, “bruciando” oltre 100 giornate di lavoro. Per non parlare del crollo vertiginoso dei prezzi alla produzione e della forbice esorbitante nella filiera tra i listini all’origine e quelli al consumo, dove in media per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino. Solo per fare alcuni esempi -spiegano Cia, Confagricoltura e Copagri- le arance sono pagate agli agricoltori il 40% in meno di un anno fa: ovvero 18 centesimi al chilo, contro i 2 euro al supermercato, con un rincaro che dal campo alla tavola tocca il 1111%. O ancora un agricoltore, per pagarsi il biglietto del cinema, deve vendere 30 chili di melanzane che oggi “valgono” 26 centesimi al kg (-61% in un anno), mentre al consumatore vengono proposte a 1,90 euro con un ricarico del 731%.
A problemi annosi come questi, si somma la vicenda dell’embargo russo: tra frutta, verdura, carni e prodotti lattieri, il blocco di Mosca alle nostre produzioni agricole è costato finora 355 milioni di euro, con esportazioni “made in Italy” dimezzate in quasi due anni. Senza dimenticare il dato relativo al consumo di suolo agricolo, che negli ultimi decenni è cresciuto dal 3% al 7,3% erodendo 56 ettari di terra al giorno, convertiti in cemento, con effetti preoccupanti per la tenuta idrologica del Paese.