25 novembre: “La violenza, in tutte le sue forme, si radica e progredisce nella disuguaglianza e nella discriminazione”
BOLOGNA – Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981.
A ricordarlo è Miriana Onofri, presidente Donne in Campo Emilia Romagna.
“La violenza sulle donne – sottolinea la rappresentante delle Donne della Cia – si configura come violenza di genere: è esercitata contro il genere femminile da parte del genere maschile, con l’obiettivo di mantenere e perpetrare una cultura patriarcale millenaria, fondata su una predominanza maschile. Per questo motivo è un fenomeno trasversale a tutte le culture, le classi sociali, i livelli di istruzione e di reddito e le fasce di età. È un fenomeno che non può essere prevenuto se non con un’azione culturale capillare e costante. La violenza tiene fuori le donne dagli spazi pubblici, dal lavoro, dalla politica; impoverisce o distrugge famiglie e comunità di persone; perpetua povertà, malattia, mortalità infantile e materna”.
Dall’inizio dell’anno sono 50 le donne uccise da compagni o ex. (dato Istat al 20 novembre c.a.) e 97 le vittime: ogni tre giorni in Italia le donne sono vittime di femminicidio dal proprio partner.
“La violenza contro donne – continua Onofri – rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, a ancora oggi, spesso non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano”.
Nella maggior parte dei casi la donna che denuncia è già stata vittima di pregressi maltrattamenti, taciuti per anni. Questo tipo di violenza può essere fisica, sessuale, psicologica ed anche economica. La violenza, in tutte le sue forme, si radica e progredisce nella disuguaglianza e nella discriminazione. Le conseguenze negative per la salute psicologica, sessuale e riproduttiva colpiscono le donne in ogni momento della loro vita.
“Il nostro sistema sanitario – aggiunge la rappresentate regionale di Donne in Campo – mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture che fanno capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, per assicurare un modello integrato di intervento”.
Un importante passo avanti nella lotta contro la violenza sulle donne è stata la legge nota come “Codice Rosso” entrata in vigore nel 2019, volta a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, che ha inasprito le pene per i delitti di violenza sessuale, ha introdotto nuove specifiche fattispecie di reato e velocizzato le procedure a tutela della vittima.
“Ma nessuna legge – sottolinea Onofri – potrà mai essere veramente efficace contro la violenza di genere quanto la prevenzione”.
Miriana Onofri, presidente di Donne in Campo Emilia Romagna, fa il punto in occasione della giornata internazionale contro i soprusi ai danni del genere femminile
Prevenzione finalizzata all’educazione delle nuove generazioni che parta dal rispetto delle differenze, passi da una comunicazione dei mass media più rispettosa della figura femminile, per arrivare al raggiungimento dell’uguaglianza come valore universale. Bisogna agire oggi. Perché domani è troppo tardi.
Il 1522 è il numero di pubblica utilità messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità, per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, in linea con quanto definito all’interno della Convenzione di Istanbul.
Il sistema deriva dal Piano Nazionale contro la violenza sulle donne e vuole essere un osservatorio privilegiato per permettere agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrasto alla violenza di genere di monitorare i diversi aspetti del fenomeno e combatterlo con mezzi adeguati.
L’Associazione Donne in Campo Cia Emilia Romagna condivide con altri Enti come il Dipartimento Pari Opportunità, Ministeri, Regioni, Istituzioni Comunali, Centri antiviolenza, Case rifugio, progetti sul tema dell’educazione e della prevenzione.
Partendo dalle Scuole si formano i cittadini di domani, cercando di superare gli stereotipi e accettando le differenze; come il progetto Tecnoragazze fatto insieme con Istituto Tecnico Paolini Cassiano di Imola. È necessario, infatti, mettere in atto pratiche educative e formative incentrate su alcuni valori cardine: il rispetto della dignità dell’altra/o, di sé e dell’altra persona, la responsabilità delle proprie azioni, il rispetto e la responsabilità nell’uso del proprio corpo, relazioni affettive con la cifra del rispetto e della reciprocità, relazioni paritarie e libere. Tutte le agenzie educative sono chiamate a impegnarsi in questa direzione.
All’ente pubblico, infine, la responsabilità ultima e la regia di azioni che riguardano la vita di tutte e di tutti. La violenza contro le donne è un problema che a tutt’oggi non è affrontato con efficacia dalle politiche nazionali: reddito adeguato, alloggio sicuro e lavoro dignitoso sono le priorità identificate dalle donne supportate dai centri antiviolenza. Ma se lo Stato non dà sufficienti garanzie di reinserimento alle donne in fuoriuscita dalla violenza, il percorso di affermazione della loro libertà può rimanere bloccato.
Donne in Campo chiede al nuovo Governo strumenti e politiche per garantire alle donne in fuoriuscita dalla violenza adeguato supporto economico, un lavoro dignitoso e l’accesso ad una casa sicura e sostenibile nel lungo periodo. È necessario rafforzare la rete dei Consultori Famigliari e i servizi alla persona con personale specializzato e attento a questa sensibile e importante tematica a tutela della Donna, soprattutto in quei territori, come le aree rurali, maggiormente lontani da questi servizi.
Vogliamo contribuire a dare nuovamente voce a tutte le donne che non possono più parlare perché qualcuno ha deciso che non meritavano di vivere, e alle vittime di violenze quotidiane tra le pareti domestiche o al lavoro, scoprire cosa in Italia si sta facendo perché questo non accada più anche grazie alle risorse dei progetti cofinanziati dall’Unione europea.
L’Associazione Donne in Campo Cia Emilia Romagna sostiene ogni progetto mirato a diffondere una cultura della parità tra uomo e donna, del rispetto reciproco a difesa della donna da ogni forma di violenza”.
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