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Olio: Agrinsieme: no a “Italico” in etichetta

Un blend di oli comunitari non deve essere confuso con il prodotto italiano

Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del Made in Italy sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie (Coldiretti – Federolio – Unaprol – Fai, in sostanza il sistema coldirettiano del settore più un’associazione di commercianti di olio – N.d.R.) di “evocare” un’origine che non c’è. E’ questo il commento di Agrinsieme sulla questione dell’olio italico lanciata dall’accordo firmato da Federolio-Unaprol.
Agrinsieme non entra nel merito dell’accordo siglato -con la consapevolezza che la produzione italiana non riesce a soddisfare la domanda interna- ma nel preannunciato uso del nome “italico”, che fa leva su una caratteristica di provenienza che il prodotto non possiede, se non in parte.

Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa -aggiunge il coordinamento tra Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari- necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano.
Agrinsieme rimarca che, dal punto di vista della definizione della categoria di olio -ferma restando la necessità di verificare, alla luce della normativa, se la denominazione “italico” è inammissibile in quanto può indurre in errore il consumatore- il prodotto frutto dell’accordo rimane un blend di oli comunitari e come tale va indicato in etichetta, commercializzato e promosso. I consumatori meritano indicazioni veritiere e non ingannevoli.

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